OLIFANTE

(N. 4874 - Incroci obbligati 74128)

Il termine "olifante", sost. m.s., evoca immediatamente immagini di epopee cavalleresche, di eroi che soffiano con tutte le loro forze in un enorme corno per chiamare soccorso. Ma da dove nasce questa parola?

L’olifante era, in origine, un corno da caccia o da guerra ricavato dalla zanna dell’elefante. L’etimologia è trasparente: deriva dal francese antico olifant (anche oliphant), "avorio, corno d'avorio", che a sua volta viene da un'alterazione del latino elephantus, "elefante". In latino, però, elephantus non indicava soltanto l’animale: per metonimia designava anche l’avorio, la sua materia preziosa. Da qui il passaggio semantico: dall’elefante → all’avorio → all’oggetto ricavato dall’avorio, cioè il corno. Un percorso di significato che unisce animale, sostanza e manufatto in una sola parola.

Nella cultura medievale l’olifante non era un oggetto comune: era segno di nobiltà, di potere e di ricchezza. Solo i grandi signori potevano possedere un corno d’avorio, spesso decorato con incisioni e intarsi. Non a caso lo troviamo nei poemi epici, quando serve a segnare l’ora più solenne.


Olifante, ca. 1200, avorio e rame.
The Metropolitan Museum of Art, New York.


Il più celebre olifante è quello di Roland, il paladino protagonista della Chanson de Roland, poema epico francese dell’XI secolo. Assediato a Roncisvalle, Roland, invece di suonare subito l’olifante per chiedere aiuto a Carlo Magno, rifiuta di farlo, per orgoglio e senso dell’onore. Lo farà solo quando la battaglia sarà ormai perduta, soffiando con tale forza da spaccarsi le tempie. L’olifante diventa così il simbolo della fedeltà fino alla morte, ma anche dell’eroismo tragico e della vanità delle imprese umane quando manca la prudenza.

Oltre alla letteratura, gli olifanti ci parlano anche attraverso l’arte: molti esemplari medievali, splendidamente scolpiti con motivi geometrici o figurativi, sono conservati nei musei. Alcuni recano scene di caccia, altri iscrizioni latine o arabe, segno del continuo dialogo (e conflitto) tra Oriente e Occidente nel Medioevo.

Con il passare dei secoli, il termine ha perso il legame concreto con il corno d’avorio ed è rimasto soprattutto come parola evocativa, carica di suggestioni letterarie. In questa metamorfosi di significato si legge il destino di molte parole: nate da un oggetto reale, finiscono per sopravvivere nella memoria collettiva come simboli, immagini poetiche, ricordi di un’epoca che non c’è più. L’olifante, dunque, non è soltanto un corno di guerra: è il suono che attraversa i secoli, portando con sé il fascino della leggenda.

Nella letteratura italiana Roland è noto come Orlando. Il paladino francese diventa infatti l’Orlando che incontriamo nell’Orlando innamorato di Boiardo e nell’Orlando furioso di Ariosto. Così, il tragico suono dell’olifante a Roncisvalle si prolunga, in Italia, nelle avventure fantastiche e amorose di Orlando: un ponte letterario che unisce Medioevo ed età rinascimentale.


Orlando a Roncisvalle mentre soffia disperatamente nel suo olifante.
Immagine generata da ChatGPT, 23/8/2025.

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